Misurazione e sostenibilità del debito

PER VALUTARE LA SOSTENIBILITA’ FINANZIARIA DELLA TUA AZIENDA NON E’ PIU SUFFICIENTE L’INDICE DI “CAPACITA’ RESTITUTIVA” E’ ORAMAI INDISPENSABILE RICORRE AL CALCOLO DEL DSCR. SEI PRONTO?

Uno degli elementi di indagine da sempre più importanti nell’analisi finanziaria delle aziende, compresa quella svolta dalle banche, è sempre stata la misurazione della sostenibilità del debito assunto, ovvero la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni ed onorarli puntualmente. In questo contesto, l’indicatore certamente più rappresentativo e considerato è sempre stato rapporto fra MOL e PFN.

Questo indice viene definito di “Capacità restituiva” perché:

· se visto dal lato dell’azienda approssima in quanti anni l’azienda è in grado di restituire tutto il debito oneroso che ha contratto,
· se visto dal lato di chi presta il denaro, evidenzia per quanti anni sono esposti al rischio dell’incertezza dei risultati dell’azienda stessa.

In sostanza misura la capacità dell’azienda di sostenere il debito finanziario assunto in un orizzonte di medio termine.

Nel rapporto:

· Al numeratore troviamo il MOL, che rappresenta la marginalità dell’attività caratteristica aziendale;
· Al denominatore la PFN, acronimo di Posizione Finanzia Netta, ovvero la somma algebrica fra tutti i debiti onerosi e la liquidità disponibile.

Più elevato è il valore, più si evidenzia una situazione esposta a rischi crescenti.

E’ un indicatore valido, tenuto in molta considerazione dagli analisti, relativamente semplice da costruire (e quindi con un costo informativo basso) ma che evidenzia dei limiti intrisechi, dati da alcune “semplificazioni” di fondo:

1) il MOL non esprime davvero la capacità di produrre flussi di cassa aziendali. Il dato corretto lo si può trovare solo ricostruendo il Flusso di Cassa Reddituale, presente nel Rendiconto Finanziario (secondo la struttura degli OIC 10);
2) la PFN non esprime davvero quanto debito oneroso l’azienda debba rimborsare. Come noto infatti, una parte del debito bancario è concessa con forme tecniche “a revoca” o “revolving” che di fatto nell’operatività quotidiana vengono continuamente, appunto, rinnovate. come gli anticipi autoliquidanti, gli affidamenti import, il fido per elasticità di cassa.

Le vere somme che devono essere rimborsate sono invece solo quelle a “scadenza” nell’esercizio che si riferiscono ad operazioni di medio-lungo termine. Stiamo parlando dei mutui, dei prestiti, dei leasing e delle obbligazioni. La somma delle rate per ogni esercizio considerato, viene definita “Servizio del debito”.

Per superare questi limiti, in anni recenti si è sviluppato un indicatore molto più evoluto e raffinato, denominato D.S.C.R., acronimo di Debt Service Coverage Ratio, che si concentra esclusivamente sulla capacità dell’azienda di rimborsare gli impegni finanziari contratti con i flussi di cassa davvero realizzati, superando tutti i limiti del precedente indicatore.

Sbaglieremmo se considerassimo questo nuovo indice come un banale “sostituto” di quello precedentemente descritto. Al di là della articolazione tecnica, estremamente più raffinata e precisa nel caso del DSCR, i due indicatori non solo possono ma devono coesistere. Misurano comunque grandezze diverse che è utile considerare insieme, per avere una più corretta percezione del rischio aziendale.

Il rapporto MOL/PFN ha il grande vantaggio di dare una immediata percezione, senza eccessivi oneri informativi, della coerenza fra la liquidità “grezza” prodotta dalla gestione ordinaria e le esposizioni onerose verso i terzi, indipendentemente da come queste siano articolate. Per capire se un’azienda è sostenibile finanziariamente nel tempo è necessario valutare se c’è coerenza fra il monte debiti finanziari complessivi, rispetto alla generazione di cassa.

Come vedremo, la costruzione del D.S.C.R. richiede maggiori informazioni ed è oltretutto suscettibile anche di approcci molto differenti fra loro. Questo lo rende certamente meno fruibile.

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