Più spazio alle intese aziendali nei contratti a termine: facciamo il punto delle novità


A seguito delle recenti scelte normative, le possibilità di ricorrere al contratto a tempo determinato sono aumentate: questo con la dichiarata finalità di promuovere e sostenere l’occupazione nella fase di uscita, ci auguriamo, dalla pandemia.

In cosa consistono esattamente queste novità?

I contratti collettivi aziendali, territoriali e nazionali, potranno individuare nuove casistiche in presenza delle quali sarà possibile rinnovare o prorogare oltre i 12 mesi un contratto a termine.

Viene inoltre prevista la possibilità, ma solo fino al 30 settembre 2022, di stipulare il primo contratto a termine già di durata iniziale superiore ai 12 mesi (in aggiunta quindi alle causali previste dal Decreto Dignità), sempre secondo le esigenze individuate dalla contrattazione collettiva.

Ricordiamoci che non è stata modificata, invece, la durata massima del contratto a termine che rimane di 24 mesi.

In entrambi i casi le esigenze individuate dovranno essere specifiche e concrete, non sarà dunque possibile utilizzare formulazioni generiche.

Qual è il comun denominatore dei due interventi? Sicuramente l’apertura nei confronti della contrattazione collettiva, soprattutto aziendale.

Per contrattazione collettiva si intende l’insieme dei contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati dalle organizzazioni sindacali e i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalle RSU / RSA.

Questo intervento è positivo perchè dà la possibilità all’azienda di costruire ipotesi specifiche di ricorso ai contratti a termine, proprie della realtà imprenditoriale e organizzativa.

Come si possono individuare queste causali?

La norma, di per sé, non viene in aiuto su questo aspetto, perché non pone particolari vincoli di contenuto né caratteristiche sostanziali, richiede però che tali esigenze siano specifiche e, quindi, individuino delle ipotesi concrete. Pertanto, sono bandite formulazioni generiche che richiedano ulteriori declinazioni all’interno del contratto individuale.

Non è certo un’operazione semplice: per questo l’Area relazioni sindacali e capitale Umano di Assindustria Venetocentro ha definito un vademecum che può aiutare le aziende ad individuare alcune esigenze specifiche da calare nella singola realtà aziendale.

È utile infine ricordare che la contrattazione collettiva non è chiamata a intervenire solamente in merito all’individuazione di nuove causali, ma può anche stabilire un incremento della percentuale di lavoratori a termine (per legge altrimenti il 20%) nonché la durata massima dei contratti superando nel caso il limite dei 24 mesi.

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