COMUNICATO STAMPA
“LEADING RE-GENERATION”: L’APPELLO DEL SISTEMA MODA PER
RIPENSARE L’APPROCCIO ALLA SOSTENIBILITÀ DELL’INTERO SETTORE
Per il Presidente di Confindustria Veneto Est Leopoldo Destro la transizione sostenibile è un driver di crescita che però ha bisogno di un approccio meno regolatorio e più industriale. E di un patto tra tutti gli attori perché si vince solo insieme.
Studio Just Fashion Transition 2024 di The European House – Ambrosetti: moda europea in ritardo di 8 anni nel raggiungimento degli obiettivi climatici, anche se un terzo delle 100 più grandi aziende europee del settore moda ha un ritmo di decarbonizzazione il doppio più veloce degli obiettivi europei. Per centrare gli obiettivi europei nei tempi previsti il valore degli investimenti è un ottavo delle potenziali perdite di ricavi.
Venezia, 24 ottobre 2024 – Il ripensamento dell’approccio alla sostenibilità, nell’ottica della “rigenerazione” dell’intero settore moda, è al centro della prima giornata di lavori della terza edizione del Venice Sustainable Fashion Forum, il Summit ideato e realizzato da Sistema Moda Italia, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. Tale rigenerazione andrà guidata attraverso l’innovazione, l’economia circolare, il sostegno della finanza, le aggregazioni e, soprattutto, coinvolgendo l’intera filiera alle prese con un mutamento dei consumi senza precedenti.
Sul palco importanti stakeholders, tra istituzioni e associazioni di settore, Euratex, Ellen MacArthur Foundation, esperti ma, soprattutto, manager e imprenditori. Da Lvmh Métiers d’Arts a Diesel a rappresentare i gruppi globali e le tante realtà di filiera (tra gli altri Grassi, Pattern, Beste, Magnolab, Oscalito, Nice Footwear, Tecnica Group) pioniere nell’anticipare obblighi normativi in tema di transizione sostenibile rispetto alle leggi vigenti e oggi alle prese con una situazione che a livello mondiale sta mettendo a dura prova la filiera.
Il Forum, che rappresenta la principale tappa annuale incentrata sulla sostenibilità nella catena estesa della moda, quest’anno ha ricevuto il sostegno di 19 partner che ne condividono valori e obiettivi, riconoscendo la necessità di avviare un dibattito approfondito per tracciare la strada verso una transizione equa ed efficace.
Con il titolo e tema conduttore “Leading Re-Generation”, questa terza edizione ha l’obiettivo di tracciare nuovi paradigmi nel processo evolutivo del concetto di sostenibilità, con tutte le relative implicazioni ambientali, sociali ed economiche.
L’evento si è aperto con un messaggio di saluto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, successivamente con gli speech degli organizzatori:
Spiega Sergio Tamborini, Presidente di Sistema Moda Italia: “Per il terzo anno consecutivo il Venice Sustainable Fashion Forum ci vede protagonisti insieme alle aziende della filiera Tessile e Moda per raggiungere un traguardo ambizioso: rigenerare una delle industrie di maggior valore della nostra economia, grazie all’innovazione e a una visione di circolarità che coinvolga tutti gli attori del comparto. I venti non sono favorevoli, sia per una congiuntura economica avversa, sia per l’addensarsi di nuovi elementi di burocrazia su qualcosa che non dovrebbe mai mettere in discussione la crescita: la certezza del diritto. Vale per un tema come il credito d’imposta sulla ricerca e l’innovazione e vale per la trasparenza garantita da contratti già esistenti e diventato ora un onere a carico della filiera. Sistema Moda Italia è in prima linea con le istituzioni e l’Europa per la tutela di un settore cruciale per la manifattura nel mondo e per promuovere una rigenerazione circolare in cui le aziende hanno investito anticipando il quadro normativo”.
Flavio Sciuccati, Senior Partner & Director Global Fashion Unit The European House – Ambrosetti sottolinea: “Il settore moda, in tutte le sue componenti, deve essere il più possibile coeso nell’affrontare questa forte complessità economica, insieme alla sfida europea della sostenibilità. Per fare questo è imprescindibile che i tre elementi strategici del sistema collaborino strettamente tra di loro: i grandi marchi, i piccoli marchi e l’intera filiera produttiva la cui parte a monte, per ovvie ragioni di frammentazione e di mezzi a disposizione, rappresenta oggi sicuramente l’anello più debole che rischia di perdere molti dei suoi anelli. Va quindi sostenuta e preservata”.
Leopoldo Destro, Presidente Confindustria Veneto Est, dichiara: “In un momento complesso per il settore, questa 3a edizione del Forum è un contributo prezioso, di analisi e proposta, per una filiera strategica del Made in Italy quale il Tessile-Moda, Calzature e Pelletteria che, solo in Veneto, supera i 14,5 miliardi di export e 100mila addetti. La transizione sostenibile è una via obbligata e un driver di crescita per il settore che, però, ha bisogno di tempo adeguato. Senza che qualcuno, come sta avvenendo in Europa, confonda politiche ambientali e regolatorie autoreferenziali con politiche industriali. Questo approccio non ci aiuta. Condividiamo gli obiettivi ambiziosi del Green Deal, ma continuare a ignorare i pilastri della transizione come la neutralità tecnologica, è un errore che mette a rischio l’industria. La transizione va invece accompagnata, con norme realistiche e adeguati stimoli agli investimenti. E con un patto tra tutti i protagonisti del settore moda, i grandi marchi, i piccoli marchi e l’intera filiera manifatturiera, che riconosca il valore generato a valle dagli investimenti realizzati a monte. È un gioco di squadra che si vince solo insieme”.
Carlo Cici, Partner & Head of Sustainability Practices di The European House – Ambrosetti, ha presentato la 3a edizione di “Just Fashion Transition 2024”, l’Osservatorio permanente sulla transizione sostenibile delle filiere chiave della moda, abbigliamento, calzature e pelletteria di TEHA, che quest’anno si concentra sulle traiettorie evolutive del settore al 2030 e sull’efficacia degli impegni delle aziende nel perseguirle. Lo studio strategico ha analizzato i bilanci di oltre 2.900 aziende italiane e raccolto le prestazioni di sostenibilità di oltre 500 aziende, tra retailer globali, big europei e aziende della filiera italiana, misurate attraverso un modello TEHA di valutazione delle performance ESG. Le proiezioni delle prestazioni economiche e ambientali di settore al 2030 sono basate su serie storiche che contano più di 775 datapoint a livello europeo. Inoltre, è stata effettuata un’analisi delle aspettative del mercato basata su un campione globale di oltre 26.000 consumatori.
La mattinata è proseguita con l’approfondimento di diversi contenuti: il tema della competitività attraverso la sostenibilità (Competitiveness through Sustainability) è stato affrontato con Matteo De Rosa – CEO LVMH Métiers d’Arts; la sostenibilità sociale in tutte le sue declinazioni (Human Threads: Addressing the Social Matter) è protagonista della discussione successiva con il demografo Alessandro Rosina e Manal Azzi, responsabile per la sicurezza e la salute sul lavoro presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. La sessione si è conclusa con Fashion Forward: Advocating Immediate Change, l’analisi delle necessità urgenti di cambiamento del settore di Geraldine Wharry – Fashion Futurologist e da Andrea Rosso, Sustainability Ambassador di Diesel.
Le sessioni pomeridiane aprono il dibattito relativo ai progressi del quadro normativo e alla risposta del comparto (Progress on the Normative Framework & Response from the Industry) con la partecipazione di EURATEX, la Confederazione europea del tessile e dell’abbigliamento e di Ellen MacArthur Foundation.
Successivamente sono previste quattro sessioni parallele dedicate a temi verticali, come le sinergie con il mondo della finanza, la digitalizzazione, la tracciabilità e l’economia circolare, attraverso best practice di importanti marchi della filiera. Una sessione è dedicata allo studio Just Fashion Transition 2024.
Just Fashion Transition 2024
Carlo Cici, Partner & Head of Sustainability Practices, The European House – Ambrosetti, presentando lo studio ha dichiarato: “Ora più che mai è fondamentale agire. E per muoversi nella direzione giusta il settore ha bisogno di prospettive chiare. In questa 3° edizione dello Studio Strategico, abbiamo quindi scelto di concentrarci sulle traiettorie evolutive del settore al 2030 e sull’efficacia degli impegni agiti oggi dalle aziende per perseguirle. Il confronto tra queste dimensioni ha dato vita a 5 raccomandazioni strategiche per accelerare una decarbonizzazione che, ai ritmi attuali, potrebbe essere completata solo nel 2038, con 8 anni di ritardo. Insomma, le imprese del Fashion europeo si trovano ormai di fronte a un bivio: investire oggi o rinunciare ai ricavi di domani – una bilancia il cui secondo piatto rischia di arrivare nei prossimi 6 anni a pesare fino a 8 volte più del primo. Credo e spero che le proposte per superare le sfide che ci attendono faranno molto discutere”.
Di seguito i principali highlights:
1. La moda europea potrebbe raggiungere i suoi obiettivi climatici con 8 anni di ritardo
Se negli ultimi 6 anni l’industria europea della moda è riuscita a disaccoppiare la crescita economica dalle emissioni di CO2, ai ritmi attuali sarà in grado di raggiungere gli obiettivi Fit for 55 solo entro il 2038. Questi obiettivi introdotti dall’UE con il Fit for 55 pongono le aziende del settore di fronte a un bivio: investire in decarbonizzazione o rinunciare a parte delle vendite per rimanere entro i limiti di emissione. Poiché l’attuale tasso di consumo sembra incompatibile con gli obiettivi al 2030, i consumatori europei potrebbero essere chiamati a rinunciare ogni anno a 1 capo su 3. Secondo un’analisi dei bilanci di oltre 2.686 società, gli investimenti richiesti sembrano difficilmente sostenibili per il 92% delle aziende italiane della filiera.
2. Competitività e decision-making rischiano di essere ostacolati da un contesto normativo fortemente improntato alla regolamentazione ma ancora incompleto
L’Europa continua a promuovere la transizione sostenibile principalmente attraverso leggi e norme ma la piena attuazione delle politiche annunciate per l’industria della moda non è prevista prima di 5 anni. Tuttavia, mentre i requisiti e gli strumenti di sostenibilità sono sempre più concentrati sulle grandi aziende, le PMI non sembrano altrettanto prese in considerazione.
In Europa, si stima vengano distrutte ogni anno 264.000-594.000 tonnellate di prodotti tessili (4-9% del mercato). Fino al 79% dello stock invenduto viene recuperato, mentre solo il 57% dei resi online riesce a essere gestito nello stesso modo. L’Italia ha già istituito sistemi di raccolta differenziata dei prodotti tessili ma solo 3 città su 4 dispongono di strutture adeguate per gestirla, con un potenziale effettivo di raccolta pari a soli 2,7 kg pro capite rispetto ai 23 kg immessi sul mercato ogni anno.
3. Il settore finanziario europeo non ha ancora tutte le leve per essere il motore della Just Fashion Transition europea
La transizione rischia di essere sottofinanziata, esacerbando le disuguaglianze soprattutto tra le PMI, che oggi rappresentano quasi il 98% dell’intero settore. Quasi il 60% delle PMI europee dichiara di stare investendo nella propria transizione di sostenibilità, ma solo il 35% dei finanziamenti proviene da fonti esterne e, di questa quota, solo il 16% è effettivamente definito come finanza sostenibile. I grandi brand hanno iniziato a supportare o a creare alleanze per sostenere la transizione verde nelle loro catene di fornitura. Solo il 4% dei brand dell’industria della moda fornisce dettagli sul sostegno alle iniziative di sostenibilità al di fuori dell’ambito aziendale e solo il 24% rendiconta gli investimenti dedicati a soluzioni di efficienza energetica all’interno delle proprie catene di fornitura.
4. Un terzo delle 100 più grandi aziende europee del settore moda è al passo con la velocità di decarbonizzazione necessaria, il resto rimane indietro.
L’analisi di TEHA, condotta per il terzo anno su 100 aziende del settore moda europeo e 31 retailer globali, ha valutato il loro livello di presidio e le loro performance di sostenibilità utilizzando i dati pubblicamente disponibili degli ultimi tre anni.
Sebbene 28 società non abbiano ancora un bilancio di sostenibilità, nel 2023 il panel ha registrato un miglioramento del presidio (+12% in media). 34 grandi aziende europee del settore stanno riducendo le proprie emissioni a una velocità doppia rispetto a quella richiesta dalla Fit for 55, dimostrando da un lato che la decarbonizzazione è possibile e dall’altro che il ritardo è significativo per il resto del settore. Tra le 100 maggiori aziende europee, 41 pubblicano dati coerenti e confrontabili sulle emissioni di CO2. Negli ultimi tre anni queste aziende stanno riducendo la propria carbon footprint tre volte più velocemente del settore e due volte più velocemente di quanto richiesto dagli obiettivi di Fit for 55. Tuttavia, solo il 26% delle 100 maggiori aziende di moda europee ha collegato l’executive compensation agli obiettivi ESG.
5. Mancanza di competenze e margini ridotti rendono difficile per le filiere italiane affrontare rapidi cambiamenti.
L’assessment ESG condotto per il terzo anno consecutivo su 373 aziende italiane della filiera evidenzia che il presidio sui temi ESG è diminuito di circa il 3%, in particolare tra le PMI con ricavi inferiori a 30 milioni di euro. Le aziende manifatturiere nei comparti del tessile e abbigliamento dimostrano il più alto presidio della sostenibilità nella filiera italiana mentre pelle, maglieria e calzaturiero sono più indietro, soprattutto tra le aziende più piccole. I fattori principali che hanno rappresentato il principale freno al presidio di sostenibilità lungo la filiera sono la mancanza di competenze interne, l’incremento del controllo da parte delle istituzioni finanziarie : il 96% delle grandi aziende e il 53% di quelle più piccole. Il dato significativo è che il 70% delle aziende sottoposte a questo tipo di controllo ha implementato strategie di sostenibilità.
Infine, gli alti indici di indebitamento rendono difficilmente sostenibili gli investimenti nella decarbonizzazione per circa il 92% delle aziende, soprattutto nel settore del conciario e dell’abbigliamento.
6. Secondo i consumatori, le imprese e i cittadini stanno già facendo abbastanza, mentre spetta ai governi la responsabilità del cambiamento.
Il costo rappresenta il principale ostacolo alla moda sostenibile tra tutte le generazioni. In Europa, in particolare tra i giovani, cresce la consapevolezza che la sostenibilità implichi costi e sacrifici, anche se questa consapevolezza non sembra tradursi in un’azione adeguata. Se il settore non investirà abbastanza i consumatori europei potrebbero dover rinunciare a 21 capi di abbigliamento pro capite entro il 2030. Anche se il second hand può essere visto come un’alternativa sostenibile al fast fashion, nelle scelte di consumo si osserva un effetto rebound: per ogni acquisto di un capo nuovo evitato grazie all’acquisto di seconda mano, se ne comprano in media 1,23 usati.
Lo studio si conclude con un elenco di 5 raccomandazioni strategiche per accelerare la decarbonizzazione nel settore.
La seconda giornata del Forum si concentrerà sul tema del consumerismo, dalle origini, con la storica americana Sofi Thanhauser, autrice di “Worn”, alle prospettive e agli scenari futuri della moda tracciati in collaborazione con la società di ricerche Kantar e presentati da Jonathan Hall, con l’apporto di Luca Solca, managing director, Luxury Goods, Sanford C. Bernestein e con un focus sui nuovi modelli di business con l’intervento, tra gli altri, di Peter Pernot-Day, Global Head of Strategy & Corporate Affairs Shein.
I lavori proseguiranno con incontri che approfondiscono le strategie per una consapevole e trasparente responsabilità delle imprese nella supply chain. Ne parleranno Hakan Karaosman, Associate Professor, Cardiff Business School, Chiara Morelli, Director Sustainable Operations and Product Compliance, Prada Group, Andrea Sianesi, President, Fondazione Politecnico di Milano; President, PoliHub, Andrea Crespi, Vice Presidente Sistema Moda Italia con delega alla sostenibilità e Luca Sburlati, ceo Pattern Group.
Un focus particolare sarà dedicato alle soluzioni pionieristiche per la transizione sostenibile anche attraverso l’intelligenza artificiale, con l’intervento di Ken Singer, Chief Learning Officer and MD, Sutardja Center for Entrepreneurship and Technology, UC Berkeley. Diana Verde Nieto Advisor, UN Department of Economic and Social Affairs e autrice di “Reimagining Luxury”, parla invece di soluzioni per la moda sostenibile.
Chiuderanno il Forum, come di consueto, le proposte e le raccomandazioni rivolte alle istituzioni e agli attori del settore, necessarie al raggiungimento di una transizione giusta ed efficace entro il 2030.
Gli hashtag ufficiali del convegno sono: #VeniceSFF #VSFF24
Venice Sustainable Fashion Forum viene realizzato con il contributo di Camera di Commercio Venezia Rovigo e di numerosi operatori del settore esteso: Alperia Green Future, Fondazione Leaf & Consorzio Physis, D.B. Group, DNV, Give Back Beauty, Greenberg Traurig Santa Maria, Unisalute, UniCredit, Gruppo Mastrotto, Nice Footwear, Acimit, Assomac, Clerici Tessuto, DedaStealth, Guess Europe, Holding Moda, MTWH, Pattern Group, Process Factory.
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Sistema Moda Italia (SMI) è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e moda del mondo occidentale. La Federazione rappresenta un settore che, con poco meno di 400.000 addetti e poco meno di 50.000 aziende, costituisce una componente fondamentale del tessuto economico e manifatturiero italiano ed europeo.La Federazione si propone di tutelare e promuovere gli interessi del settore e dei suoi associati e rappresenta in esclusiva l’intera filiera, a livello nazionale e internazionale, nei rapporti con le istituzioni, le amministrazioni pubbliche, le organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali. In particolare, l’operatività di SMI contribuisce a rendere il tessile e moda uno dei settori economicamente più importanti dell’Industria italiana. SMI rappresenta le industrie dell’intera filiera ed è l’interlocutore ufficiale di istituzioni e organizzazioni nazionali ed internazionali. È la Federazione nazionale di Categoria, un’organizzazione mista, fortemente orientata ad un’integrazione con il territorio. Possono essere soci della Federazione, oltre alle imprese, le Associazioni. Aderisce a Confindustria ed è il socio fondatore più rappresentativo di Euratex, Organizzazione Europea del Tessile Abbigliamento.
TEHA Group, controllata da The European House – Ambrosetti, è una società di circa 300 persone attiva sin dal 1965 e cresciuta negli anni in modo significativo grazie al contributo di molti Partner, con numerose attività in Italia, in Europa e nel Mondo.
Il Gruppo ha una presenza diffusa in tutta Italia e diversi uffici esteri, oltre ad altre partnership nel mondo. La sua forte competenza è la capacità di supportare le aziende nella gestione integrata e sinergica delle quattro dinamiche critiche dei processi di generazione di valore: Vedere, Progettare, Realizzare e Valorizzare.
Ogni anno serviamo nella Consulenza circa 1.500 clienti realizzando più di 350 Studi e Scenari strategici indirizzati a Istituzioni e aziende nazionali ed europee e circa 120 progetti per famiglie imprenditoriali. A questi numeri si aggiungono circa 3.000 esperti nazionali ed internazionali che ogni anno vengono coinvolti nei 750 eventi realizzati per gli oltre 18.000 manager accompagnati nei loro percorsi di crescita.
Il Gruppo beneficia di un patrimonio inestimabile di relazioni internazionali ad altissimo livello nei vari settori di attività, compresi i responsabili delle principali istituzioni internazionali e dei singoli Paesi.
Dal 2013 TEHA Group è stata nominata nella categoria "Best Private Think Tanks" – 1° Think Tank in Italia, 4° nell’Unione Europea e tra i più rispettati indipendenti al mondo su 11.175 a livello globale (fonte: “Global Go To Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania). TEHA Group è stata riconosciuta da Top Employers Institute come una delle 147 realtà Top Employer 2024 in Italia. Per maggiori informazioni, visita il sito www.ambrosetti.eu
Confindustria Veneto Est (CVE) è l’associazione delle imprese industriali e dei servizi innovativi che operano nell’area metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. Per dimensioni e rappresentatività, è la seconda associazione di tutto il Sistema Confindustria, con oltre 5.000 imprese associate, produttrici di beni e servizi in 21 settori merceologici, e oltre 270.000 collaboratori. Opera in un territorio chiave della cultura d’impresa e dell’economia italiana, con vocazione alla manifattura avanzata e proiezione internazionale, innovazione tecnologica e turismo, con un PIL aggregato di 95 miliardi di euro, 1,1 milioni di occupati di cui 412mila nell’industria, esportazioni per 38,3 miliardi. CVE è impegnata nella rappresentanza e tutela degli interessi delle imprese associate nei confronti di istituzioni del territorio, nazionali ed internazionali, amministrazioni pubbliche, organizzazioni economiche e sociali, mondo della scuola, università e ricerca, finanza. E in favore di una politica industriale, regionale, nazionale ed europea per la competitività. Con 150 professionisti e le proprie business unit, offre servizi e consulenza specialistica e integrata in tutti i settori di interesse aziendale, con l’obiettivo di supportare il sistema di piccole, medie e grandi imprese e le filiere nelle sfide della transizione verde e digitale e in ambito ESG, sviluppare il territorio e la sua attrattività. Dal 2022 organizza l’evento annuale “Settimana della Sostenibilità”. È certificata per la parità di genere.
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Allegati:
comunicato stampa VSSF – 24 ottobre 2024.docx (325,5 KB)
VSFF Lettera _Adolfo Urso.pdf (644,4 KB)
VSFF Lettera_Luca Zaia.pdf (280,9 KB)
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